Una mamma esasperata scrive che ogni sera l’andare a nanna diventa una battaglia con pianti e urla, perché la figlia di 2 anni non vuole mai smettere di giocare. Si addormenta solo quando crolla esausta.
Un’altra non sa più che fare col figlio di 4 anni: in casa si oppone a ogni regola, mentre fuori sa essere bene educato. Sembra che disubbidisca apposta solo ai genitori. Un maestro chiede suggerimenti per ammansire tre bambini che non accettano alcuna disciplina e impediscono le attività in classe.
Un pediatra è irritato con i genitori che non riescono a dare la medicina al bambino «perché lui non la vuole».
Tutti questi problemi sono variazioni sul tema: che cosa può facilitare (e che cosa può ostacolare) l’interiorizzazione delle norme nei bambini?
Già da neonati i bambini hanno sete di conoscere le leggi del mondo fisico, relazionale e sociale. Nella nostra cultura si è progressivamente fatta strada la concezione del bambino come soggetto da conoscere e da rispettare sempre, fin dai primi momenti di vita. È una cosa buona, che ha profondamente migliorato il rapporto genitori-figli.
Però rispettare il bambino non significa sottomettersi a lui, né depauperarlo dell’insegnamento e della trasmissione delle regole necessarie per il vivere civile. Non basta sancire e far rispettare le regole, lasciando che rimangano condizionamenti esterni.
Bisogna che siano apprese e interiorizzate, perché il bambino impari a cavarsela.