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Dedicato ai genitori che incoraggiano i figli a partire e viaggiare
Dedicato ai genitori che incoraggiano i figli a viaggiare 

Una famiglia come tante, la difficoltŕ quotidiana per organizzare turni per portare e riprendere a scuola, per i pasti, per gestire una febbre improvvisa, le feste con palloncini colorati, la danza, lo sport, gli amichetti e i compiti.

Le ho detto da quando č nata che deve essere indipendente, le ho insegnato ad amare i viaggi, le ho ripetuto fino alla nausea di non accontentarsi, le ho spiegato che un voto a scuola č un numero soltanto e che l’importante č essere un essere umano degno di questo nome.

Nido, materna, medie, liceo e universitŕ: č cresciuta Marghe, sembrava che questa meravigliosa e a volte pesante routine sarebbe durata per sempre e invece un giorno all’improvviso la tua bambina ti sia avvicina e ti dice che vuole andare via..

Ha conosciuto un posto dove si sente felice, dove ha trovato l’amore e vuole trasferirsi lŕ a 14 ore di volo da te, nell’altro emisfero dove le stagioni sono invertite e gli uomini camminano a testa in giů.

Lei non sta nella pelle per la felicitŕ, ti dice che ti ama, che ti ringrazia per quello che hai fatto per lei, ma che ha bisogno di capire chi č e quanto vale e per farlo deve andare dove non ci siamo noi a proteggerla.

E tu intanto ti senti morire, il tuo cuore č a pezzi e il pensiero che il tuo quotidiano sta per modificarsi per sempre ti frantuma il cervello.

Ero preparata, l’ho sempre saputo che sarebbe accaduto ma questo non mi ha impedito di passare dei giorni terribili, piangendo disperata.

Meno male che lavoro, meno male che ci sono altri figli, meno male che c’č Massimo, meno male che c’č mia madre e mio fratello, meno male che ci sono gli amici, meno male che ho mille passioni, perché quel vuoto č troppo grande e io non ce la faccio.

Quando metto in ordine i pensieri e mi tranquillizzo sono orgogliosa perché Marghe č coraggiosa, perché sa mettersi in gioco, perché č determinata e organizzata, perché č autonoma insomma forse io e mio marito, i nonni, le sorelle, gli zii e la scuola abbiamo fatto un buon lavoro.

Ma non riesco a calmarmi.

E poi leggo l’articolo di Gianluca Gotto dedicato ai genitori che incoraggiano i figli a partire e viaggiare e capisco l’altro punto di vista, quello del figlio e mi ricordo quello che ero, quel che pensavo a 20 anni prima di diventare un genitore ansioso ed invadente.

Io non le dirň di restare, né di tornare, non le augurerň che si trovi male in modo che ritorni a casa, non le mostrerň la mia sofferenza: la lascerň andare sorridendo perché la amo immensamente.

Gruppo: comunicazione|News # 761 | inserita il: 13/04/2019| Autore: Angela Mascioni


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