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L'elogio della sconfitta il mio mantra 

Se si abituati a dare incondizionatamente aiuto difficile capire quando invece si ha bisogno di riceverlo e si innesca cos un meccanismo di autodifesa tale per cui il tuo reale bisogno di aiuto volutamente soffocato, perch ora non il tuo momento, proprio non lo ... E quindi non ti sottrai nemmeno per un attimo alla tua "missione di crocerossina" andando spesso oltre, ben oltre le tue forze.

Per quanto bravo a mascherare ognuno di noi ha il suo tallone di Achille, il mio per esempio l'improvviso mutismo che come un velo cala sul mio viso, cosicch io che parlo incessantemente di tutto con tutti, quando ho un momento cos invece mi isolo verbalmente!

Le persone che mi conoscono a fondo capiscono subito che c' qualcosa che non quadra perch divento sfuggente e per quanto mi sforzi di negare, tergiversare, confondere le acque, alla fine, messa con le spalle al muro, devo cedere e accettare l'aiuto che altrimenti non sono capace di chiedere a nessuno.

Si proprio cos, io non so chiedere aiuto, non so proprio farlo, perch come ammettere di aver fallito da qualche parte nel percorso e diciamolo chiaramente, a chi fa piacere accettare una sconfitta?

Giorni fa ho letto su un mensile molto noto, un articolo che mi ha proprio incuriosito e fatto soprattutto riflettere, perch mi ha permesso di interpretare la "sconfitta", l'"errore" come invece un'occasione, in un'accezione quindi positiva del termine. L'elogio della sconfitta appunto il tema degli incontri che vengono proposti da un team di specialisti a coloro che vogliono approcciare in modo diverso la propria vita.

Sin da piccoli infatti siamo spinti inconsapevolmente dagli adulti verso il successo nelle varie prove del nostro giovane girovagare per crescere. Infatti dobbiamo imparare a camminare, correre, andare in bici, disegnare, scrivere, leggere, suonare uno strumento...

Ecco se ripenso alle mie esperienze infantili, ricordo che le "inevitabili cadute" diventavano per me fonte di lacrime, chiusura a riccio per paura di non farcela.

Immagino sia successo a tutti!

Poi mio padre, con la sua infinita pazienza mi ha insegnato sin da piccola che bisogna tirar fuori "la tigna", si si la tigna, ovvero la tenacia, che quella sana voglia di mettersi alla prova nonostante le cadute inevitabili nel percorso, la tenacia quella virt che ti insegna ad accettare l'errore, lo sbaglio come momento di riflessione per capire cosa e soprattutto come cambiare se stessi in funzione degli accadimenti.

un argomento scontato, certo, in tutte le salse ci stato proposto e quindi cosa sto aggiungendo io di nuovo?

Esattamente nulla, non posso aggiungere nulla, semplicemente sto ricordando a me stessa per prima che no, io non sono sola, n basto a me stessa, non sono infallibile, n ho energia infinita, ho diritto di sbagliare, anzi devo assolutamente farlo se questo mi permette poi di salire di livello con impegno e appunto tenacia (grazie pap!), non sapr n voglio sapere come sar il mio domani se rinuncio per paura a vivere il mio oggi, per quanto sofferto, duro e difficile esso sia, ma in tutto questo non devo assolutamente perdere di vista le persone che ho intorno a me, coloro che sono il sale della mia vita, i miei legami col passato ed il mio presente devono intrecciarsi costantemente per dare linfa nuova ogni giorno alla quercia secolare che voglio diventare.

Ecco, questo il mio pensiero, questo ci che cerco di trasmettere ai miei figli con maggior forza e convinzione ogni giorno lasciando loro il tempo di assimilare pian piano il bruciore di ciascuna sconfitta.

Quando da piccola cadevo dalla bici e con le ginocchia sbucciate correvo fra le braccia di pap, sapete cosa mi diceva per prima cosa?

- Ti sei divertita a pedalare col vento fra i capelli, hai visto quanta strada hai percorso prima di cadere? Ecco, asciughiamo queste lacrime, puliamo un pochino queste ginocchia, sai ogni ferita su queste ginocchia racconter domani chi sei diventata quindi, coraggio proviamo di nuovo a pedalare, con pi grinta stavolta! Su dai, salta in sella e vai!-

Mai avrei immaginato quanto sarebbero divenute a me care oggi le tante sbucciature di ginocchia medicate con sbrigativo amore da mio padre.

Se solo lui potesse vedere le tante sbucciature della vita che sono impresse nell'animo mio, penso a volte....poi subito dopo realizzo.

Ma lui le conosce meglio di me, perch anche di quelle si sempre preoccupato di medicarmi...

Gruppo: comunicazione|News # 796 | inserita il: 16/05/2019| Autore: Emanuela Cannella


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